Arianna Tait, una panchina per non dimenticare – Di D. Larentis
La giovane artista trentina aveva partecipato a progetto per la giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Torniamo su quella panchina l'8 marzo – L’intervista
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Arianna Tait è una giovane artista, allieva del noto pittore trentino di adozione milanese Aldo Pancheri, il quale non ha bisogno certo di presentazioni, ricordiamo solo che è l’ideatore del MAT (Movimento Arte Timbrica), evidenziato in numerose esposizioni collettive e personali.
Si è diplomata nel giugno scorso al Liceo Artistico Alessandro Vittoria di Trento, attualmente frequenta il corso di scultura presso l’Accademia di belle Arti Cignaroli di Verona.
Nel novembre 2018, per il secondo anno consecutivo, è stata coinvolta dall’assessore alla cultura e vicesindaco di Civezzano Katia Fortarel in un progetto intitolato «La panchina rossa», ideato per la giornata mondiale contro la violenza sulle donne, un tema importante di cui è sempre bene parlare.
In occasione della festa della donna siamo andati a sederci su quella panchina e abbiamo speso alcune riflessioni su un tema di grande attualità.
La violenza perpetrata contro le donne è cronaca quotidiana, purtroppo è sempre esistita ma non sempre è stata rappresentata come un problema, in passato infatti le violenze, specialmente sessuali, venivano incasellate in un approccio giustificativo psico-patologico e biologizzante, entrambi approcci deresponsabilizzanti: era la donna a provocare l’uomo, violento per natura, il violento tutt’al più poteva essere considerato malato.
La violenza contro le donne diventa un problema culturale e sociale solo negli anni ’70 del Novecento, grazie ai movimenti femministi (la violenza sessuale prima di allora non era considerata un reato alla persona ma solo all’integrità morale).
L’arte, a nostro avviso, invitando a riflettere, molto può fare nella nostra società per contribuire a diffondere il messaggio non solo di quanto sia insensata la violenza in tutte le sue forme, ma di quante siano ancora oggi, nel nostro Paese e in occidente, le donne che temono di denunciare una violenza subita e le donne che pur facendolo talvolta perdono ugualmente la vita.
Prima di passare all’intervista vorremmo accennare al contesto da cui ha preso vita l’opera di Arianna Tait.
Le Consigliere del Comune di Civezzano Katia Fortarel, Nicoletta Conci, Valeria Fin e Antonella Zucchelli, aderendo alle numerose manifestazioni diffuse nell’ambito della Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, istituita dall’Assemblea Generale della Nazioni Unite nel 1999 (e commemorata ogni anno il 25 novembre), avevano in quell’occasione spiegato il significato dell’iniziativa a cui aveva partecipato la giovane artista trentina.
«Si tratta di un’idea nata in seno al Coordinamento Nazionale degli Stati Generali delle Donne, un Forum che è diventato un interlocutore autorevole per le Istituzioni che operano nell'ambito di diverse aree politiche, come lavoro, economia e finanza, cultura, scuola e soprattutto pace, dialogo, parità di genere e diritti umani e civili.
«L’invito, rivolto a Comuni, Associazioni, Scuole ed Imprese di tutta Italia, è quello di installare, in un luogo strategico e ben visibile del territorio, una panchina dipinta per l’appunto di rosso quale simbolo di civiltà ed invito alla riflessione quotidiana su questo delicato tema.
«Dopo la prima panchina sistemata da Tina Magenta nella piazza del paese di Lomello in provincia di Pavia il 18 settembre 2016, questo fenomeno ha iniziato a diffondersi in maniera capillare su tutto il territorio nazionale trovando anche nel Comune di Civezzano un impegnato sostenitore.»
«Tra i preziosi ospiti invitati, a presentare il progetto a teatro è stata proprio la Coordinatrice Regionale per il Trentino Alto Adige degli Stati Generali delle Donne, Minella Chilà, che ha voluto sottolineare la scelta del colore rosso quale diretto riferimento al sangue versato dalle numerose vittime di violenza, ma anche simbolo di una violenza psicologica meno evidente che può comunque distruggere una vita.
«Ad inaugurare la panchina destinata al giardino della Casetta Sociale della frazione di Torchio, è stata la giovane artista Arianna Tait, che anche per il 2018 ha ideato la decorazione e diretto i ragazzi del Centro di Aggregazione Giovanile del paese nelle operazioni di realizzazione.
«L’entusiasmo dimostrato nel 2017 dai ragazzi coinvolti nella decorazione della prima panchina rossa che oggi campeggia splendidamente a Civezzano in una piazzola di sosta di fronte alla Scuola Primaria, ci ha indotte naturalmente a pensare di sistemarne una in ogni frazione del nostro Comune, in modo da diffondere il più possibile il messaggio. Questa è la seconda, speriamo ci potranno essere anche la terza, la quarta e così via».
Ci può descrivere il significato dell’opera creata lo scorso anno per sensibilizzare al tema della violenza maschile sulla donna?
«Il tema da me scelto per l’esecuzione dell’opera è stato quello della prigionia. Ho voluto interpretarlo dipingendo sulla panchina rossa un volto sfocato di donna, davanti al quale sono ben visibili le mani in primissimo piano, che danno quasi l’impressione di voler uscire ma sono trattenute dalla pesantezza delle catene.
«La frase luogo del silenzio indica un luogo in cui poter riflettere sulla violenza che molte donne subiscono quotidianamente senza poter ottenere giustizia.»
Secondo lei può l’arte smuovere le coscienze e aiutare le donne nella loro battaglia contro la violenza?
«Secondo me l’arte può fare molto, può affrontare temi molto delicati come quello sulla violenza alle donne, può diffondere il messaggio che questo è un grande problema che riguarda tutti, utilizzando un linguaggio particolare e immediato.»
Lei sta frequentando l’Accademia di belle Arti Cignaroli di Verona, cosa l’ha spinta a scegliere il corso di scultura?
«Mentre frequentavo l’ultimo anno del liceo artistico Vittoria di Trento, particolarmente durante le lezioni di arte contemporanea, è nata in me la curiosità di avvicinarmi al mondo della scultura.
«È un ambito di studio molto interessante e mi piacerebbe molto poterlo approfondire il più possibile.»
Sogni nel cassetto?
«Spero tanto che gli studi che sto facendo un indomani mi portino a lavorare in campo artistico.»
Come si immagina fra una ventina d’anni?
«Mi immagino intenta a scolpire opere in uno studio mio o a lavorare comunque nell’ambito dell’arte.»
Daniela Larentis – [email protected]