La mostra s'inaugura a Riva del Garda mercoledì 1 settembre

«L’indicibile bellezza. Il lago di Garda nella pittura tra Ottocento e Novecento»

1860 - Zimmermann August Albert - Veduta di Torbole.

Si inaugura mercoledì 1 settembre 2021 alle ore 18.00 presso la Sala Civica G. Craffonara di Riva del Garda la mostra «L’indicibile bellezza. Il lago di Garda nella pittura tra Ottocento e Novecento».
A cura di Isidoro Dusatti e con i testi di Fiorenzo Degasperi, la mostra presenta, a partire dal 1855 fino al 1941, le raffigurazioni del lago di Garda degli artisti, provenienti da Germania, Austria, Polonia, Danimarca e naturalmente dall’Italia, che l’hanno rappresentato nelle loro opere.
L’alternanza e la giustapposizione dei diversi periodi storici e delle caratteristiche pittoriche dei singoli artisti, delineano e configurano un ampio paesaggio nel quale il lago si muove, modifica e cambia, restituendoci ogni volta una rinnovata rappresentazione delle sue straordinarie caratteristiche ambientali, che tanta arte e poesia hanno suscitato negli artisti di ogni epoca.
 
Così scrive il curatore nella introduzione al catalogo «Nelle opere presenti nel catalogo e nella mostra, che con perizia ho raccolto lungo l’arco di molti anni, i frammenti di ciò che ho vissuto e le sensazioni provate si fissano in istantanee, in esatti momenti tradotti sulla tela o sulla tavola. Però la fissità di ciò che vi è rappresentato è solo apparente. Osservandole non si può, per chi lo ha vissuto, non sentire il rumore delle onde e gli odori caratteristici e unici portati del vento nelle varie stagioni; non si può non socchiudere leggermente le palpebre guardando l’assolato uliveto, come se la memoria del sole intenso, che costringe a proteggersi gli occhi, si fosse impressa nel sistema nervoso e improvvisamente riaffiorasse».


1928 - Lietzmann Hans - Il fortino di Nago.

I pittori presenti nella rassegna, sono importanti e conosciuti esponenti del vedutismo europeo: Guillery Theo, Carl Von der Heller, Lietzman Hans, Roth Andreas, Albert August Zimmermann, solo per citarne alcuni. Sono affiancati dai trentini Luigi Bonazza, Luigi Pizzini, Alcide Davide Campestrini, Giuseppe Balata, Carl Moser il Vecchio, ma anche dal veronese Luciano Albertini, il bresciano Giovan Battista Ferrari e il triestino Giuseppe Garzolini.
 
Degasperi così bene delinea l’aspetto irrinunciabile della poetica gardesana «Quanti letterati, artisti e musicisti nordici sono scesi nelle assolate terre italiane o qui, sulle rive del romano Benacus, protetto dallo spirito roccioso e ancor oggi selvaggio dell’inquieto Baldus, sedotti dall’irresistibile richiamo del bello e della classicità, travolti dal Sole e dalle rovine, dall’olivo sacro agli dèi e dalle profondità del lago, scure come l’Io errabondo. Questo del resto cercavano gli Hackert, i Senff, i Rottmann, i Mechau, i Klengen, i Koch, i Kaaz, ecc., ovvero i nuovi pellegrini del nord Europa: condividere la bellezza in una luce sconosciuta ai loro Paesi e trovare qui, sulle sponde del lago, negli anfratti rocciosi, nelle calette, nell’assordante frinire delle cicale estive e tra i cipressi che accarezzano il cielo, il Paese della felicità. Italienische Landschaft lo chiamavano, il paesaggio italiano, anche se la parte nord del lago di Garda era appartenuta per secoli al Sacro Romano Impero prima e all’impero Asburgico poi. Il paesaggio mediterraneo cominciava ad offrirsi agli occhi degli artisti una volta superata l’orrida forra del Bus de Vela a Trento scendendo poi per la valle dei Laghi – lì dove si erge il passionale Castel Toblino –, o dal Passo di San Giovanni dopo il selvaggio e selvatico lago di Loppio; lì imparavano a conoscere cipressi e pini, quelle forme perfette che in nessun altro luogo si sono rivelate così nitide e nette.»

La mostra è accompagnata dal catalogo disponibile in sala.