Una proposta da prendere in seria considerazione

La Provincia potrebbe promuovere il cuore artificiale ideato dal cardiochirurgo dei trapianti Gino Gerosa

La Provincia autonoma di Trento potrebbe aprire la strada e compartecipare con altri soggetti pubblici e privati alla realizzazione di un progetto di cuore artificiale totale che risolva i difetti di quelli prodotti negli Usa e in Francia.
A lanciare la proposta rivolgendosi ad Achille Spinelli, assessore provinciale alla ricerca e allo sviluppo, è stato Gino Gerosa, cardiochirurgo dei trapianti, docente e direttore della Scuola di specializzazione in cardiochirurgia dell’Università di Padova e del Centro di cardiochirurgia Vincenzo Gallucci dell’Ospedale della stessa città, intervenuto ieri a Rovereto su invito di Aido Vallagarina per parlare di trapianti di cuore.
Riferendosi sia a cuori sia provenienti da altre persone sia artificiali quando quelli umani, come oggi accade spesso nonostante l’alto numero di donatori in Italia, non sono disponibili.
 
La sollecitazione di Gerosa, roveretano d’origine e tra i maggiori specialisti al mondo nel settore, che con la sua equipe effettua in media tre trapianti di cuore al mese, non è caduta nel vuoto.
Nel portare il saluto della Provincia che ha patrocinato l’incontro promosso da Aido e riconoscendo in Gerosa uno scienziato, Spinelli ha manifestato interesse per la sua proposta pur senza nascondere la difficoltà derivante dall’enorme entità delle risorse necessarie per la messa a terra del progetto.
La realizzazione del nuovo cuore artificiale ideato da Gerosa costerebbe infatti 50 milioni di euro, per ottenere i quali si dovrebbe attingere a fondi nazionali ed europei come il Pnrr, senza escludere il coinvolgimento di privati.
 
La Provincia con i suoi enti di ricerca potrebbe assumere un ruolo di impulso con un investimento iniziale e spingendo il Governo e l’Unione europea a contribuire al progetto.
Il risultato avrebbe un grande valore per l’Italia per non costringere a trovare finanziatori all’estero e soprattutto – ha sottolineato il professore – per dare ad almeno 250 delle 750 persone che ogni anno attendono un trapianto di cuore la concreta possibilità di continuare a vivere.
Il cardiochirurgo ha presentato i video di due storie di persone salvate da un cuore nuovo.
La prima di Alessia, ragazza restituita alla vita da un trapianto complicato dalla distrofia dei cingoli da cui è affetta.
La seconda di Pietro Zorzetto, pensionato di Jesolo, al quale nel 2007 Gerosa aveva impiantato il primo cuore artificiale totale in Italia, sorprendentemente durato nel paziente fino al 2011, quando è stato necessario rimuoverlo e sostituirlo con quello di un donatore.
 
Il docente ha spiegato come l’alternativa al cuore naturale e artificiale consista in sistemi di assistenza ventricolare che aiutano il cuore senza sostituirlo nell’azione di pompaggio del sangue verso gli organi.
La serata, intervallata dai brani di musicali eseguiti dal «Quartetto alternativo» (Viola, violino, violoncello e flauto), si è conclusa con le testimonianze di due trapiantati di cuore da Gerosa – Attilio Dossi nel 2017 e Mauro Marcantoni nel 2016 – e di Gisella, che senza sapere nulla di donazioni ha deciso di assecondare la volontà espressa dal giovane figlio prima di morire in un incidente di mettere a disposizione i propri organi per trapianti.
Ora mamma Gisella sa – e ne è felice – che il cuore di suo figlio batte ancora e fa vivere una persona di Verona, mentre altri organi permettono ad altre due di vivere a Milano e Padova.