Carlo Busetti, artista del surrealismo digitale – Di Daniela Larentis

Dalla Triennale di Roma ai progetti d’arte applicata, testimone fedele del suo tempo non si ferma mai – L’intervista

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«Ciò che esprimo e rappresento sull’iPad senza freni inibitori e scopi preordinati – Racconta di se stesso e della sua arte Carlo Busetti – è spesso frutto di uno scarabocchio iniziale dal quale prendono velocemente forma, istintivamente, i disegni più strani e impensati, figure realistiche o forme astratte, linee morbide, dolci, rassicuranti o saettanti, tratti ossessivi-compulsivi o disegni romantici e rilassanti, colori vivaci o cupi che esprimono passioni, sentimenti, stati d’animo…»
Lo abbiamo seguito negli anni, da molto tempo l’artista trentino si sta facendo strada nell’articolato mondo dell’arte, collezionando grandi soddisfazioni, pur continuando ad esercitare con successo la professione di ingegnere.
Due parole sul suo percorso artistico: laureato in ingegneria civile-ambientale, insieme all’ing. Massimiliano Fellin, dà vita allo studio associato DiLEGNO, continuando a coltivare la grande passione per il disegno che lo accompagna fin da quando era bambino, facendolo approdare nell’affascinante universo della digital art.
 
Dai disegni a penna su carta degli anni 80 e 90 all’«arte digitale», le tecniche da lui utilizzate mutano nel tempo grazie agli strumenti messi a disposizione dalla tecnologia, in particolare attraverso l’utilizzo dell’iPad e le attrezzature per la riproduzione del file grafico su vari supporti (alluminio, plexiglas, vetro, forex, pelle e altri).
La sua creatività si esprime mediante l’uso sapiente non tanto di colori tradizionali a olio, acquarelli o acrilici, ma di una tavolozza digitale, le tele e i fogli bianchi di carta lasciano il posto a tele virtuali su cui Carlo Busetti si lascia guidare dal suo estro creativo, utilizzando non più pennelli in pelo di martora, di bue o sintetici, matite o pennini, ma direttamente le dita o la Apple pencil.
Quella che chiamiamo creatività non è da intendersi solo come pura fantasia, è anche «metodo», l’esaltazione creativa di Busetti è guidata dal rigore, è accompagnata anche da un pizzico di follia che lo spinge «oltre», alla scoperta di nuovi orizzonti.
 

 
Numerose sono le mostre a cui partecipa nel corso degli anni, ne ricordiamo una fra le più prestigiose, la Triennale di Roma, evento fra i più importanti del panorama artistico nazionale. Busetti ha al suo attivo diverse realizzazioni su commissione, ricordiamo l’opera «Percorsi paralleli» creata appositamente per la nuova stazione ferroviari di Mezzana, Trento, nel 2016, tanto per citarne una.
La finalità è la stessa di sempre, trasmettere emozioni ed esprimere fedelmente se stesso, i propri sentimenti, i propri stati d’animo; lui ci racconta che il suo intento è quello di «realizzare un’opera in grado di trasmettere un messaggio, un sogno, un’emozione».
Testimone fedele del suo tempo, Carlo Busetti ama spaziare rappresentando l’uomo calato nella sua contemporaneità; per lui non conta più il supporto attraverso cui veicola la sua arte ma il risultato finale, risultato che ha un unico scopo, quello di generare emozioni. Paura, turbamento, affanno, batticuore, gioia, trepidazione, commozione, le sue opere sono pura emozione, che poi queste stesse emozioni possano essere «indossate» o trasmesse da uno dei suoi coloratissimi quadri, poco importa.
Molti sono i progetti in via di sviluppo della sua «arte applicata», come lui stesso la definisce, ne citiamo uno a titolo di esempio: «FashionArtLuxury», avviato qualche anno fa con l’idea di fondere la sua arte nel settore della moda, ideato dal team della «CLEM33CREATIONS» di cui fanno parte Loredana Trestin e Massimiliano Fellin.
Abbiamo avuto il piacere di incontrarlo e di porgergli alcune domande.
 

 
Il 2017 è stato dal punto di vista artistico un anno impegnativo su più fronti, potrebbe condividere con noi un ricordo legato a qualche particolare momento?
«Direi che il 2017, a livello artistico, è stato un anno molto intenso, sia per la nascita di nuovi progetti di arte applicata sia per le partecipazioni a mostre d’arte che mi hanno visto esporre in prestigiose location tra cui cito le più importanti: il Galata Museo del Mare a Genova e lo spazio Divulgarti Eventi al Ducale, il palazzo Zenobio a Venezia, il Palazzo Velli Expo a Roma e la Rocca Paolina di Perugia.
«Tra i ricordi più cari voglio citare la mostra personale a Venezia, in quanto mi ha dato l’occasione per riassaporare la magia e l’indescrivibile fascino di questa città immortale costruita sull’acqua. Con altrettanto piacere ricordo il mio ritorno a Roma nel marzo scorso, a seguito della partecipazione con l’opera ETEREI VOLI alla Esposizione Triennale 2017 di arti visive curata da Gianni Dunil, inaugurata da Daniele Radini Tedeschi e Achille Bonito Oliva, con la presenza di Vittorio Sgarbi quale relatore al convegno di anteprima della stessa Triennale.»
 
Che opera espone in occasione della 2ª Edizione della mostra di arte contemporanea ART WALK 2018, curata da Loredana Trestin?
«L'opera esposta è intitolata HOME. Essa rappresenta una mia interpretazione soggettiva ed evocativa della casa, attraverso una immagine di città irreale, evanescente tra il cielo e il mare, misteriosa e segreta, proprio come lo è sempre stata Venezia per me.»
 
Dove è avvenuta l’inaugurazione della mostra e fino a quando sarà visitabile?
«L'evento, in concomitanza con il fastoso Carnevale di Venezia, è allestito nella magnifica cornice di Palazzo Zenobio, sede degli eventi della Biennale, dal 10 febbraio al 10 marzo 2018.
«L’inaugurazione è avvenuta lo sabato 10 febbraio a Venezia. Molte le autorità e gli esperti intervenuti all’apertura, in primis il dott. Angelo Bacci, definito “operaio laureato in architettura, dipendente per oltre quarant'anni della Biennale di Venezia, appassionato cultore dell'arte, biografo, scrittore e poeta”, è stato lui a presentare l’evento e a introdurre il ricco catalogo degli artisti.»
 

Loredana Trestin e la sua assistente Maria Cristina Bianchi.
 
Da dove nasce l’idea di questo evento e chi vi partecipa?
«Si tratta di un appuntamento imperdibile, dedicato all’originalità e alle bellezze dell’Arte Contemporanea, nato dalla collaborazione artistica di due importanti realtà culturali: la Divulgarti Consulting di Genova e l’Associazione Artistica I2Colli di Terni. Vi sono coinvolti circa 50 artisti provenienti dall'Italia e dall'estero. L’edizione del 2018 vede anche la partecipazione straordinaria del Prof. Filippo Lui, grande pianista e compositore, con “Crystal Music Project concerto elettrosinfonico per musica da film originale del compositor Filippo Lui”.»
 
Potrebbe aggiornarci sui progetti in corso? A cosa sta lavorando?
«Tra i diversi progetti che sto seguendo in questo momento c'è quello che prevede l’applicazione della mia arte digitale alla linea di radiatori "Termocrystalcolor".
«Si tratta di termoarredi in vetro colorato e a specchio, ideati e brevettati da un visionario imprenditore toscano, Antonio Petracca, il quale, avendo trovato molto interessanti le mie opere intraviste in rete ha voluto in primo luogo conoscermi.
«Da qui è nato un rapporto di reciproca stima e fiducia che si è successivamente concretizzato in una partnership volta a personalizzare la linea di termoarredi con le mie opere, per proporli sul mercato in serie limitata o come pezzi unici se richiesto dal cliente più esigente.
«È in fase di definizione un altro progetto simile, nel quale l’arte digitale verrà stavolta trasferita su porte interne vetrate, ad anta e scorrevoli. Il prodotto che ne uscirà, coniugando arte, design, creatività e grande maestria artigianale, diventerà esso stesso una vera e propria opera d’arte, per emozionare i diversi ambienti nei quali verrà installato.
«In aggiunta segnalo il progetto “RIQUALIFICARTE”, volto a proporre nuove idee per riqualificare le facciate di capannoni e complessi industriali, qualora l’imprenditore esigesse qualcosa in più del mero restiling architettonico.
«L’obiettivo consiste infatti nel definire una serie di interventi e di soluzioni in grado di coniugare “arte ed architettura" per offrire un'immagine visiva dei manufatti univoca ed accattivante, coordinata e distintiva dell'Azienda che ne esprima l'identità, la filosofia e i valori in chiave contemporanea, differenziandola così dalle realtà concorrenti.»
 

 
Fra le collaborazioni al suo attivo quale ricorda con maggior piacere e perché?
«Si tratta di una collaborazione nata recentemente, di cui non voglio al momento anticipare i contenuti per ragioni di riservatezza, ma che potrebbe costituire la base per possibili interessanti progetti futuri.»
 
Una curiosità: dal punto di vista delle tecniche da lei utilizzate nella realizzazione delle sue opere, c’è stato qualche significativo cambiamento favorito dall’evoluzione della tecnologia o il modus operandi è pressoché rimasto invariato in questi ultimi anni?
«Nulla è cambiato per quanto riguarda la creazione dell'opera, mi avvalgo sempre dell'iPad che porto ovunque con me in quanto, sovente, le idee migliori nascono quando meno te l'aspetti e in quel preciso istante vanno colte e trasferite al volo sul tablet che ho tra le mani.
«Proprio come è successo a fine anno con l’ideazione di un'opera, (alla quale pensavo da mesi e mesi) dedicata alla celebrazione della prestigiosa vittoria del professionista trentino Gianni Moscon, al campionato italiano a cronometro: come spesso accade nel processo creativo, l’opera è nata all'improvviso, d’istinto, dopo un caffè in pausa pranzo, in un momento di apparente relax ma d’intensa carica emozionale e creativa; avevo preso in mano l’iPad giusto per rilassarmi un po’ e riprendere dimestichezza con le nuove funzionalità del software installato su questo dispositivo... tutto avrei pensato di fare in quel momento fuorché di poter realizzare un lavoro rivelatosi, poi, artisticamente molto valido.
«Completo la risposta alla sua domanda, evidenziando il mio attuale interesse alla ricerca e conoscenza di tecnologie che consentano di riprodurre i miei lavori in forma tridimensionale.»
 

 
Lei ha sempre sostenuto quanto sia importante il lavoro di squadra. Quanto conta poter lavorare con persone di fiducia?
«Ho sempre creduto fin dall'inizio del mio percorso artistico e della mia quotidiana attività professionale d'ingegnere, nell'importanza che riveste un lavoro di gruppo efficace, in quanto consente di produrre risultati altrimenti difficilmente raggiungibili operando da soli, anche se, lavorare con successo in una squadra su determinati progetti non è così facile come può sembrare.
«Ritengo che un lavoro di gruppo efficace non sia solamente il frutto della passione e dell'interesse nel voler raggiungere obiettivi comuni condividendo idee, risorse ed energie, ma sia frutto anche di compromessi e capacità di risolvere conflitti all'interno di un clima collaborativo.
«Considero molto importante il fatto del pensare in grande, facendo perno sulla propria professionalità, sulla passione, sulla lealtà e sulla fiducia negli altri, anche se quest'ultima, in passato, non sempre è stata ripagata.
«Ma ogni aspettativa delusa ha per contro rafforzato la convinzione che le opportunità perse diventano la base per situazioni ancor più gratificanti, proprio come recita quel vecchio adagio chiusa una porta, si apre un portone. Nulla di più vero!»
 
Cosa pensa dell'arte digitale e come immagina da artista il futuro dell’arte in genere?
«È risaputo che oggi la tecnologia e le novità prodotte dall'informatica consentono di sperimentare nuovi linguaggi anche nel campo dell'arte, rendendo spesso semplici le cose complesse, superando gli ostacoli dell'arte tradizionale costituiti da spazio, materiali costosi, tempi di preparazione.
«Chiunque, utilizzando un software dedicato, è oggi in grado di realizzare con assoluta precisione e velocemente qualsiasi grafica, tracciando cerchi e linee perfette, usando colori, sfumature, effetti particolari... ma non si creda che per produrre qualcosa di artisticamente valido basti saper maneggiare abilmente un software.
«È il risultato finale ciò che vale, indipendentemente dallo strumento utilizzato per realizzarlo e se questo risultato non suscita la benché minima emozione, non si potrà dire di aver creato un'opera d'arte ma soltanto un bel disegno.
«Ritengo e immagino che l'arte debba essere il prodotto, il segno, la testimonianza di un individuo che vive nel suo tempo e nel suo spazio contemporaneo e che per esprimersi utilizza ogni mezzo che le tecniche e le tecnologie di quel momento storico gli mettono a disposizione.
«Oggi lavoro con l’iPad ma è interessante e curioso chiedersi: quale altro strumento in futuro potrò utilizzare per esprimere le mie emozioni e i miei stati d’animo?»
 

 
Come riesce a conciliare la sua attività di ingegnere libero professionista con quella artistica?
«L’esercizio della libera professione all’interno dello studio associato mi occupa tutta la giornata e talvolta ben oltre; è molto impegnativo, richiede responsabilità, dedizione e risulta ovviamente prioritario rispetto all’attività artistica che relego con assiduità alle ore serali spesso fino a tarda notte e nei ritagli di tempo il fine settimana.
«Lungi dall’essere un passatempo, quest’ultima, per quanto impegnativa possa sembrare, rappresenta da un lato una forma di appagamento e di orgoglio personale che mi rende particolarmente felice, dall’altro consente di fare nuove esperienze e conoscenze, ampliare la rete di contatti e relazioni, favorire la nascita di opportunità lavorative anche in campo professionale.
«È evidente, per contro, che tutto questo ha un prezzo... ma nel momento in cui si è fermamente convinti di voler fare ciò che si fa, il tempo lo si trova sempre. E quando, talvolta, mi si chiede se non mi sono ancora stufato di dedicarmi all'attività artistica, rispondo con le parole di Jobs che scrisse ogni sogno a cui rinunci è un pezzo del tuo futuro che smette di esistere».
 
A questo punto sorge spontanea una domanda: sogni nel cassetto?
«La concretizzazione di quanto è stato seminato e investito in questi anni, con passione, determinazione e molta pazienza, per poter essere un giorno finalmente riconoscente a quelle persone che hanno sempre creduto in me sostenendomi con la loro professionalità e sincera amicizia, nel pieno rispetto delle mie scelte.»
 
Daniela Larentis – [email protected]