Sempre più allergie e intolleranze alimentari – Di Nadia Clementi
In aumento la celiachia e intolleranza al lattosio… Insomma, è meglio parlarne con lo specialista, il dott. Michele Pizzinini
Chi è il dott . Pizzinini Michele Pizzinini è nato a Trento nel 1958, si è laureato in Medicina e Chirurgia nel 1983 presso l’università di Verona. Nel 1987 si è specializzato in Scienza dell’Alimentazione e nel 1990 in Diabetologia e Malattie del Ricambio. Nel 2012 ha conseguito il Master di II livello in «Trattamento medico e chirurgico dell’obesità». «È autore di pubblicazioni a carattere scientifico e divulgativo, tra cui «La guida alimentare dello sportivo» (1985), «La salute comincia a tavola» (1990), «Lunedì mi metto a dieta» (1995) e «Nutrirsi con equilibrio tra casa e scuola» (2000). È membro del Consiglio direttivo Nazionale dell’Associazione Italiana Specialisti in Scienza dell’ Alimentazione e nel 2012 ha curato come coordinatore scientifico il programma del «XIV Congresso Nazionale dell’Associazione: Alimentazione tra causa e cura di malattia». Pizzinini è socio della Società Italiana per l’Obesità (SIO) e della Società Italiana di Diabetologia (SID). Vive e lavora a Trento presso il centro poliambulatoriale «Progetto Salute». Per conto del Rotary ha condotto il «Progetto RI-VA», un intervento di educazione alimentare per la riduzione del rischio cardiovascolare sulla popolazione trentina. Su RTT ha curato la trasmissione di «Lunedì mi metto a dieta», programma di informazione alimentare e ricette di cucina salutare. |
Secondo i dati dell'Istituto Superiore di Sanità circa l'8% dei bambini e il 2% della popolazione adulta soffre di reazioni allergiche o intolleranze a uno o più alimenti.
Le manifestazioni sono tra le più varie: sintomi gastrointestinali, come dolori addominali, crampi, diarrea e vomito, nonché cambiamenti d'umore, squilibri emotivi e difficoltà di apprendimento.
Le statistiche inoltre evidenziano un sensibile aumento degli individui che soffrono di celiachia, una intolleranza al glutine contenuto nei cereali, e di intolleranza al lattosio, uno zucchero presente nel latte e i suoi derivati.
Per sapere quali sono i fattori che determinano le intolleranze alimentari, quali sono i test per scoprire se siamo intolleranti o allergici a qualche alimento, come si curano questi disturbi e come sia fondamentale la prevenzione, ci siamo rivolti al dott. Michele Pizzinini, specialista in Scienza dell'Alimentazione e in Diabetologia.
Operante nel settore da più di trent’anni e con molte pubblicazioni all’attivo, il dott. Pizzinini è membro del direttivo dell’Associazione Nazionale Specialisti in Scienza dell’Alimentazione (ANSISA) e socio della Società Italiana per l’Obesità.
Prima di rispondere alle nostre domande, il dott. Michele Pizzinini ha voluto ricordare come l’alimentazione sia profondamente cambiata nel corso degli anni: dall’essere semplice e naturale, prevalentemente composta da frutta, verdura e carne, a quella di oggi, considerata fortemente elaborata a causa dell’introduzione di cibi lavorati, trasformati, addizionati e manipolati. Spiega il dott. Pizzinini Spesso si tratta di cibi ricchi ed elaborati che invitano a soddisfare più la vista e il palato che l’aspetto nutrizionale. Nel mondo occidentale è ben noto il consumo di quantità esagerate di alimenti complessi, contro i quali il nostro organismo non ha potuto sviluppare nel tempo eventuali meccanismi di difesa. Inoltre reazioni allergiche spiacevoli possono essere determinate dall'uso indiscriminato di insetticidi, diserbanti e fitofarmaci impiegati nella coltivazione e nella conservazione dei prodotti alimentari. Pertanto un’attenta alimentazione costituisce lo strumento più importante nella prevenzione e nella cura di malattie allergiche. |
Dott. Michele Pizzinini, una curiosità, perché esistono le allergie?
«Questa è una domanda veramente interessante, ma di difficile spiegazione. Alcune ipotesi sono state avanzate dalla medicina evoluzionistica, ovvero quella branca che cerca di spiegare le malattie alla luce dei profondi cambiamenti avvenuti nel corso dei sei milioni di anni che ci hanno separato dagli altri primati.
«La reazione allergica è la risposta immunologica più rapida che il nostro organismo mette in atto allo scopo di allontanare, il più in fretta possibile, una sostanza potenzialmente pericolosa.
«L’allergia si manifesta con una liberazione di istamina, una sostanza che dilata le arterie, che può causare rossore cutaneo, stimolare la lacrimazione, gli starnuti, la tosse, come pure provocare spasmi intestinali.
«Sono tutti tentativi di espellere o impedire ad un agente tossico di penetrare nell’organismo.
È come se il nostro corpo ci dicesse: scappa da questo campo perché potrebbe contenere piante pericolose, oppure non mangiare questa sostanza che potrebbe essere tossica.
«Tuttavia l’allergia, così come si manifesta oggi, non è altro che una reazione esagerata a sostanze che oggi sappiamo essere assolutamente innocue.»
Ma allora potremmo diventare tutti allergici?
«No, per fortuna non tutti diventano allergici, ma solo coloro che hanno una predisposizione genetica, ereditata dal padre o dalla madre, e che si può manifestare in modalità diverse.
«Facciamo un esempio: in una famiglia il padre potrebbe avere una rinite da pollini, un figlio potrebbe avere una dermatite da contatto e un altro figlio un’allergia alimentare, mentre la mamma e un terzo figlio stanno bene.»
A che età si può diventare allergici?
«L’età più critica per sviluppare allergie è il primo anno di vita. Per questo è bene dare importanza alla prevenzione primaria attraverso una dieta mirata nella madre nel corso della gravidanza.
«Inoltre un fattore che incide sull’insorgenza di disturbi alimentari è rappresentato dalla minor frequenza dell'allattamento al seno. Infatti sostituire il latte materno con latti artificiali o di origine vegetale può creare le premesse per una sensibilizzazione nei confronti di antigeni alimentari (ossia di allergeni o sostanze non riconosciute dall’organismo), proprio perché nei primi mesi di vita l'apparato gastroenterico del bimbo non ha ancora raggiunto una sua maturità funzionale.
«Per questo è molto importante allattare il neonato il più a lungo possibile, almeno fino al sesto mese. Tenendo conto del fattore ereditarietà, nei figli di soggetti allergici sarebbe inoltre opportuno evitare il latte artificiale, perché contiene le proteine del latte vaccino che potrebbe costituire un elemento scatenante dell’allergia.
«Oggi si è coniato il termine di marcia allergica per spiegare la possibile evoluzione di una forma allergica nei primi mesi di vita.
«Per fare un esempio, la dermatite atopica nel neonato può evolvere in un’allergia alimentare al momento dello svezzamento, ossia quando vengono introdotti una moltitudine di nuovi cibi e l’intestino del piccolo non è ancora giunto a completa maturazione.
«Successivamente alle allergie alimentari fanno seguito sintomi da ipersecrezione catarrale, ossia un’esagerata produzione di muco. Il bimbo dai 2 ai 5 anni è così affetto da numerose bronchiti e otiti, che in un secondo momento potrebbero lasciare spazio ad una sintomatologia di tipo asmatico.»
Dott. Michele Pizzinini, che differenza c’è tra intolleranza e allergia?
«L’allergia è una reazione immediata. Ad esempio, passeggiamo in un campo fiorito e iniziamo a starnutire, mettiamo in bocca un alimento a cui siamo allergici e subito le labbra iniziano a pizzicare, tocchiamo una particolare sostanza e immediatamente sentiamo prurito.
«La reazione allergica è un campanello d’allarme che ci fa allontanare il più in fretta possibile da qualcosa che l’organismo avverte come pericoloso. La risposta allergica è mediata da un tipo particolare di anticorpi, detti IgE.
«Con il termine di intolleranze alimentari, altresì note come allergie ritardate si intende invece tutta una serie di disturbi e fastidi molto aspecifici (come la dermatite, il mal di testa, i disturbi intestinali) che si possono manifestare a distanza di 24-36 ore dall’ingestione di un alimento di uso quotidiano.
«Ad esempio, se sono allergico alle fragole o ai kiwi, riesco ad individuare immediatamente la sostanza che mi ha scatenato la reazione perché si tratta di cibi che di solito non si consumano molto frequentemente.
«Ma se invece sono intollerante al glutine e mangio tutti i giorni pane o pasta, faccio fatica a capire che la causa dei miei sintomi è tale alimento. È per questo motivo che ancor oggi la diagnosi di celiachia viene fatta dopo anni e anni di sintomi strani, come l’anemia, la dermatite o persino la sterilità.
Quali sono le intolleranze più diffuse?
«Le uniche due intolleranze riconosciute dalla medicina ufficiale sono l’intolleranza al lattosio e quella al glutine.
«Prendendo in considerazione il lattosio, lo zucchero presente nel latte, esso costituisce un alimento assunto fin dalla nascita. Pertanto non dovrebbe sorprendere che un bambino attorno ai 4-5 anni di età perda la capacità di digerire tale sostanza.
«Ciò che può stupire, piuttosto, è che ci siano persone che tollerano il lattosio anche da adulti.»
Dunque consideriamo un’anomalia quella che dovrebbe essere la normalità?
«Esattamente. Nel caso dell’intolleranza al glutine, la celiachia, la situazione è un po’ più complessa.
«Dobbiamo ricordarci che il 99,99 % dei nostri geni si è evoluto prima dell’arrivo dell’agricoltura e che i cereali, in particolare il frumento, sono entrati a far parte della nostra dieta solo da cinque-seimila anni. In questo breve periodo, evolutivamente parlando, non tutti i soggetti sono riusciti ad adattarsi a questo nuovo alimento ed il nostro sistema immunitario ha cominciato così ad avvertire il glutine come una sostanza potenzialmente pericolosa.»
Ma è vero che il numero di celiaci sta crescendo sempre più?
«Certamente. Nel caso della celiachia noi conosciamo solo la punta dell’iceberg, ma per ogni persona celiaca si è stimato che ce ne siano almeno 5-6 che non sanno di esserlo.
«Si è dimostrato che circa il 5 % della popolazione sia sensibile al glutine e che questa sensibilità si esprima con sintomi molto sfumati e poco riferibili al comportamento alimentare.
«Come dicevo, molte volte è proprio difficile fare una diagnosi rapida e sicura.»
Ci sono altri alimenti che possono dare intolleranze? Come facciamo ad individuarli?
«Ribandendo che la medicina ufficiale riconosce solo l’intolleranza al lattosio e al glutine, l’assenza di diagnosi su altri alimenti è stata colmata e gestita in maniera molto approssimativa e spesso incompetente da figure professionali tra le più disparate.
«Per anni le intolleranze alimentari venivano ricercate col pendolino, con l’iridologia (l’esame sull’iride dell’occhio), con l’analisi del capello e altri test poco affidabili.
«Anch’io mi occupo di intolleranze alimentari da vent’anni, ma mi fido solo della diagnosi che viene effettuata sul sangue.
«L’obiettivo è ricercare la presenza delle IgG di classe 4, ossia di un particolare di anticorpi che viene specificamente utilizzato dal nostro corpo in questa battaglia contro gli alimenti verso cui si è intolleranti.»
Quali sono i sintomi riconducibili ad una intolleranza e quali sono i segnali che è bene non sottovalutare?
«Innanzitutto vi sono i disturbi gastrointestinali. Oggi le persone si lamentano spesso di eccessivo gonfiore subito dopo aver mangiato, di gas nell’intestino, di spasmi addominali ma anche di stipsi e di diarrea.
«Talvolta i sintomi sono più a carico dello stomaco e si manifestano con bruciori, reflusso gastrico, nausea, alitosi e una vaga sensazione di pesantezza.
«Più difficile invece è fare diagnosi quando i disturbi non sono riferibili all’apparato digerente: è il caso della cefalea, dell’irritabilità, dell’insonnia, di stanchezza ingiustificata, di dolori muscolari.
«Con un’accurata anamnesi alimentare e con la ricerca di eventuali intolleranze tramite gli esami del sangue, la maggior parte di queste patologie è trattabile e il più delle volte risolvibile, astenendosi in modo assoluto dal consumo di quegli alimenti che causano i sintomi.
«Ribadisco però che, essendo la tematica piuttosto complessa, essa deve essere gestita da un medico competente, al fine di poter giungere a diagnosi sicure e a terapie efficaci, e per non creare false illusioni.»
Esiste un legame tra intolleranze alimentari e sovrappeso?
«Quando parlavo di false illusioni mi riferivo proprio a questo. Purtroppo molte volte gli esami sulle intolleranze alimentari vengono proposti anche per la cura del sovrappeso.
«Nella stragrande maggioranza dei casi vengono così eliminati il frumento, il latte ed i suoi derivati, i pomodori e gli insaccati.
«l soggetto ovviamente perde peso perché ha poco altro da mangiare, ma il problema dell’obesità è ben più complesso e mi sentirei di dire che con le intolleranze non ha niente da spartire.»
È possibile guarire da un’intolleranza?
«L’eliminazione completa e rigorosa degli alimenti che causano disturbi è la premessa indispensabile per ottenere la completa remissione dei sintomi.
«In almeno la metà dei casi tale soluzione risolve problemi che magari si trascinano da anni.
«E qui sta la bravura di un dietologo nel confezionare uno schema alimentare che, pur togliendo certi alimenti, sia nutrizionalmente equilibrato.»
E poi quell’alimento non potrà più essere ingerito?
«Il periodo minimo di astensione da quell’alimento dev’essere di almeno un paio di mesi per consentire al nostro intestino di ripristinare la cosiddetta barriera intestinale, ovvero quello strato di muco, misto a cellule immunitarie, anticorpi, e batteri buoni, che riveste la superficie interna di tutto l’apparato digerente e che impedisce il contatto diretto tra l’alimento e la parete intestinale.
«Successivamente le possibilità sono due: la prima è che, reintroducendo il cibo in questione, l’organismo riesca a tollerarne quantità sufficienti tali da non scatenare la sequela dei sintomi precedenti.
«La seconda possibilità, in genere meno frequente, è che l’organismo, alla successiva reintroduzione dell’alimento intollerante, reagisca con maggior intensità, costringendo così l’individuo a rinunciare pressoché definitivamente a questo cibo.
«Per finire vorrei dare un consiglio ai lettori, in particolare a chi sospetta di avere un’allergia o un’intolleranza, prima di investire molto denaro in test che talvolta creano solo confusione.
«Invito caldamente a rivolgersi a medici che abbiano sviluppato una certa competenza in materia, perché spesso una diagnosi precisa di allergia o intolleranza è spesso più complicata di quanto non sembri.»
Dott. Michele Pizzinini - [email protected]
Nadia Clementi - [email protected]