La spedizione del MUSE sulle tracce del leopardo delle nevi
Ghost of the mountains: il racconto della spedizione mercoledì 6 aprile ore 20.45
E’ uno dei più misteriosi e carismatici grandi felini al mondo.
Domina alcune remote aree montane dell’Asia centrale, dal Nepal alla Siberia.
E’ il leopardo delle nevi (Panthera uncia), creatura al centro di una spedizione guidata dalla Sezione di Biodiversità tropicale del MUSE che nel marzo 2015 ha esplorato le più impervie aree dei Monti Altai in Mongolia - in particolare un angolo della Mongolia nord occidentale nel distretto di Bayan Olgiy, al confine con la Russia e a poche decine di chilometri dal Kazakistan e dalla Cina - per seguirne le tracce.
Mercoledì 6 aprile, alle 20.45, Francesco Rovero, ecologo del MUSE, esperto di metodologie di studio dei mammiferi e coordinatore della spedizione, racconterà al pubblico i primi risultati del progetto di ricerca, condotto in collaborazione con una ONG Mongola (Green Initiative) e l’ente Governativo preposto alla protezione dei monti Altai (Mongolian Altai Range Protected Areas).
Lo studio si caratterizza per essere la prima mappatura in grado di determinare la consistenza del grande felino in quest’area, una priorità scientifica secondo lo Snow Leopard Network, panel che raggruppa tutti i maggiori esperti a livello internazionale di questa specie.
Il leopardo delle nevi
Inserito dall’IUCN - l’Unione Mondiale della Conservazione della Natura - nella categoria Endangered della lista rossa delle specie minacciate, il leopardo delle nevi conta solo poche migliaia di individui.
Un maschio adulto può raggiungere i 55 kg di peso per una lunghezza del corpo di 1,3 metri.
Ha un folto mantello grigiastro lievemente tinto di crema, con macchie scure a rosette irregolari.
La lunga coda, che può arrivare fino ad un metro di lunghezza, ha anche la funzione di proteggere quest’animale nei freddi inverni himalayani.
L’estrema elusività e l’habitat impervio in cui vive, le alte vette a più di quattromila metri di altitudine, ne fanno una specie così poco avvistata da essere diventata quasi mitica.
Nonostante sulle montagne della Mongolia sia presente un buon numero di leopardi delle nevi, queste popolazioni sono state oggetto di studio solo occasionalmente.
In particolare, la popolazione nei Monti Altai nella Mongolia nord-occidentale, al confine con la Russia, non è mai stata studiata.
L’ambiente montuoso scelto dalla spedizione che vede come capofila il MUSE - abitato soprattutto da kazaki di etnia, lingua e religione (musulmana) diverse dal resto del paese - rappresenta il tipico habitat preferito dal leopardo delle nevi, con cime che partendo da altipiani a circa 2.000 metri superano quota 4000.
La spedizione
Il team di spedizione, composto da 4 ricercatori, 2 video-operatori e 2 ranger mongoli dell’Ufficio governativo dedicato alle aree protette, è approdato verso la metà di marzo 2015 fino a 2000 metri al margine della steppa nel Parco Naturale «Siilkhem B» e ha fissato il proprio campo base in una rudimentale casetta di pastori.
Per le successive due settimane il gruppo si è occupato di allestire i primi 25 siti di monitoraggio, attrezzati con 2 foto-trappole ognuno per un totale di 50 macchine posizionate in un’area di circa 1000 chilometri quadrati.
Il progetto ha avuto anche come finalità la formazione del personale locale, per condividere le tecniche di ricerca impiegate e proseguire così lo studio completando il posizionamento delle foto-trappole.
Nel corso degli ultimi 15 anni la Sezione di Biodiversità Tropicale del MUSE ha condotto numerosi studi utilizzando la tecnica del foto-trappolaggio, che consiste nel posizionamento di una stazione fotografica collegata a un sensore che si attiva nel momento in cui l’animale entra nel raggio di azione dello strumento.
Grazie a questa metodologia è possibile rilevare in modo non invasivo la presenza delle specie di più difficile avvistamento e studiarne l’ecologia.
Tale tecnica ha permesso alla sezione di raccogliere rarissime immagini del leopardo delle nevi, per la prima volta documentato in modo sistematico nella regione dei Monti Altai, ma anche immagini di altri mammiferi presenti nell’area, dal lupo e stambecco fino al raro gatto di Pallas, piccolo e poco conosciuto felino che vive in Asia centrale.
L'incontro
In quest’appuntamento con gli Incontri per parlare di fauna il pubblico potrà conoscere nei dettagli il tipo e l’entità dei risultati ottenuti e comprendere l’importanza di studiare specie così rappresentative dell’intero ecosistema in cui vivono: la steppa e le montagne della Mongolia sono luoghi a bassissima densità antropica, ma ad alta incidenza di allevamento, soprattutto di capre per la produzione di cashmere.
Un aspetto poco conosciuto che invece rappresenta la minaccia principale per la sopravvivenza del leopardo delle nevi.
La spedizione, i risultati della ricerca, le fasi di avvistamento, l’incontro con le popolazioni locali e con gli incontaminati paesaggi mongoli sono il cuore del film-documentario Ghost of the mountains, una co-produzione dei due partner principali del progetto, MUSE e il Natural History Museum of Denmark.
Nel corso della serata al MUSE sarà possibile avere un’anteprima del film, che sarà presentato per la prima volta al 64° Trento Film Festival, a Trento dal 28 aprile all’8 maggio 2016.