Le conseguenze del terremoto e dell'emergenza maltempo
Guido Salvi, allevatore del maceratese, è disilluso: «Solo promesse e tanta burocrazia»
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Le conseguenze del terremoto e dell'emergenza maltempo.
Cosa si è fatto e cosa non si è fatto.
Raccogliamo alcune testimonianze dalla viva voce dei produttori che stanno vivendo situazioni drammatiche ed enormi disagi sulla loro pelle.
Il Trentino è riuscito a costruire un villaggio in sei mesi dopo il terremoto dell'Aquila e in un mese le scuole di Amatrice.
Cos'è che ha impedito allo Stato o agli Enti locali di intervenire con la stessa agilità?
Promesse tante, ma la burocrazia, anche nelle zone colpite dal terremoto, resta quella che è. Non accelera un po’ neppure nei casi di emergenza.
Ne sanno qualcosa alcuni allevatori marchigiani: già duramente colpiti dai danni del terremoto, devono ora far fronte anche alla neve e al gelo che in questi giorni non danno tregua.
È il caso di Guido Salvi, produttore di latte vaccino e titolare di un’azienda di 200 ettari a indirizzo zootecnico cerealicolo nel Comune di Pievetorina (Mc).
Il terremoto del 26 ottobre scorso gli ha reso inagibile una stalla da 150 capi.
La Regione gli aveva promesso l’invio di tensostrutture da utilizzare come ricovero di emergenza per il bestiame rimasto esposto alle intemperie, ma le sta ancora aspettando.
«Pensavamo tutti – spiega – che in pochi giorni la Regione avrebbe provveduto. Invece, non è stata ancora emanata la normativa che autorizza questi aiuti.»
Eppure i tecnici regionali e delle asl si erano presentati in modo tempestivo, a pochi giorni dall’evento sismico, per la conta dei danni assegnando ad ognuno degli allevatori della zona un certo numero di tendoni, da usare come ricoveri per gli animali.
Oggi Salvi non si illude più: «Non arriveranno per questo inverno, spero almeno di riceverli per il prossimo.»
Stessa sorte di inagibilità, a causa del terremoto, è toccata anche alla sua abitazione.
Un altro grosso problema visto che per vegliare sull’allevamento, nei primi giorni, l’allevatore è stato costretto a dormire in macchina.
«In questa situazione – sottolinea – ci sono almeno una trentina di aziende agricole, tra allevatori di bovini da carne, di suini o di ovini.
«Io, però, che ho l’azienda nel fondovalle, sono già più fortunato rispetto ai colleghi che lavorano in montagna.
«Lassù la situazione resta drammatica per le eccezionali nevicate degli ultimi giorni.»
Salvi racconta anche dei ritardi che si sono accumulati, uno dopo l’altro, non solo per gli aiuti promessi dopo il terremoto, ma a causa della nuova emergenza neve.
«Per sgombrare dalla neve l’ingresso del fienile e dar da mangiare agli animali – racconta – sono intervenuti i mezzi dell’esercito ma ho dovuto superare diversi intoppi burocratici.»
Veniamo alla conta dei danni subiti dall’azienda.
«Nei primi giorni dopo il terremoto, la produzione di latte – spiega Salvi – è crollata del 50% e ancora oggi, nonostante la ripresa, sono ancora sotto di un buon 20% rispetto alla media.»