Primo w-e di Ipernatural Drodesera, il festival di Centrale Fies
La 39ª edizione è iniziata con Live Works, piattaforma di ricerca sulla performance a cura di Barbara Boninsegna e Simone Frangi con Daniel Blanga Gubbay
Inverno Muto - Photo credits Alessandro Sala courtesy Centrale Fies.
È iniziata venerdì 19 la 39esima edizione di Drodesera, con Live Works vol. 7, piattaforma di ricerca sulla performance, a cura di Barbara Boninsegna e Simone Frangi con la collaborazione con Daniel Blanga Gubbay.
Fondato nel 2013, il progetto si focalizza su pratiche contemporanee live che contribuiscono all’approfondimento e all’ampliamento della nozione di performance, seguendo l’attuale spostamento del performativo e delle sue cifre.
Il primo week end del festival prosegue domenica con la presentazione del secondo numero della collana Loc. Fies 1 edita da Bruno, casa editrice con sede a Venezia, incentrato su Live Works.
Il volume sarà presentato da Simone Frangi, curatore e ideatore del progetto con Barbara Boninsegna, Filippo Andreatta, co-curatore del Festival e del progetto editoriale Loc. Fies 1 insieme a Virginia Sommadossi.
Interviene anche Roberta Da Soller, che ha seguito la produzione della piattaforma Live Works nei suoi primi anni di vita.
La serata vede poi protagonisti Ndayè Kouagou (FR), Kat Válastur (GR/DE) e Charlie Laban Trier (DK/NL) con Cristina Kristal Rizzo (IT); special artist The Otolith Group e Sofia Jernberg, anteprima dell’Alma’s Club.
Katerina Andreou - Photo credits Alessandro Sala courtesy Centrale Fies.
«Live Works è arrivato quest’anno alla sua settima edizione e da allora non smette di aggregare artiste e artisti, istituzioni e spazi indipendenti, pubblico e operatori da ogni parte del mondo, – dichiara la direttrice artistica Barbara Boninsegna. – Quando Centrale Fies spinge sulle parole complessità e biodiversità è proprio a questo che si riferisce: gli studio visit durante la residenza creativa dei/delle 9 performer sono una grande opportunità di incontro tra pratiche artistiche, background, visioni e culture diverse.
«La forza e la qualità del progetto nascono dalla modalità di lavoro quotidiano che curatori come Simone Frangi dedicano ai selezionati nei giorni che precedono la condivisione delle opere con il pubblico.
«L’innovazione di Live Works sta nel processo e nelle modalità di sviluppo del lavoro degli artisti, tanto quanto nell’opportunità unica di scambio con un board di guest professionals provenienti dai maggiori centri di arti performative internazionali (Londra, Casablanca, Lisbona, Amsterdam, Copenhagen, Athene...) e che diventano la prima rete professionale espansa per gli alumni di LIVE WORKS.»
Continuano anche gli incontri con gli artisti e board internazionale formato da operatrici e operatori culturali attivi nell’ambito della ricerca sulla performance, invitati a Live Works con l’obiettivo di costruire un network utile alla diffusione e alla promozione dei 9 lavori selezionati.
A partecipare al programma di studio visit sono quest’anno Christine Eyene (Direttrice artistica della 5ªedizione della Biennale Internazionale di Casablanca 2020, Marocco); Elvira Dyangani Ose (Direttrice di The Showroom, London); Ane Rodríguez Armendariz (Direttrice artistica di Tabakalera, International Centre for Contemporary Culture, Donostia/San Sebastián, Spagna); Hicham Khalidi (Direttore del Jan Van Eyck Academie, Maastricht, Paesi Bassi); Ash Bulayev (Direttore di Onassis AiR: (inter)national artistic research residency program, Atene, Grecia); Danjel Andersson (Direttore di Dansehallerne, Copenaghen, Danimarca).
Dopo due giorni di pausa il Festival torna dal 24 al 27 luglio con una programmazione dedicata alle arti performative, con artisti come Gisèlle Vienne, Alessandro Sciarroni, Ivana Müller, Marco D’Agostin e Michikazu Matsune.