Egitto, il presidente Mohamed Morsi agli arresti domiciliari
L’esercito ha mantenuto la promessa e allo scadere dell’ultimatum ha messo in atto il golpe militare
Indubbiamente si tratta di un colpo di mano contro la democrazia, ma è difficile pensare che il presidente Morsi non abbia realizzato che i 22 milioni di persone che dimostrano contro di lui non siano un segno della volontà popolare.
L’esercito egiziano aveva posto un ultimatum al presidente: «O si dimetteva o veniva destituito».
Indubbiamente è un golpe, anche se le forze armate egiziane si sono mosse non per assumere il potere ma per fare rispettare la volontà popolare.
Fatto sta che in questo momento Morsi è agli arresti domiciliari, perché un'ora dopo lo scadere dell'ultimatum (ore 17.30 locali, 16.30 italiane) l’esercito egiziano ha disposto il «divieto di espatrio» (pleonastico per chi è agli arresti) al presidente.
Terremo aggiornati sulla situazione, ma da quanto accaduto pare abbastanza chiaramente che la democrazia, quella vera, non può essere dettata da maggioranze non qualificate.
Ci riferiamo ad esempio alla Costituzione egiziana, che è stata decisa a maggioranza e non da un condivisione multireligiosa e multietnica.
Inoltre, il popolo egiziano ha dimostrato di non accettare imposizioni di carattere religioso. La cultura musulmana è una cosa, ma l’estremismo religioso non appartiene al popolo delle piramidi.
Resta ora da capire che cosa accadrà.
Il comandante dell’esercito aveva annunciato un intervento alla televisione, ma poi ha preferito dare la parola ai leader di tutte le forze politiche.
Una decisione interessante, ma la nuova costituzione dovrà prevedere un sistema che consenta l’intervento della volontà popolare senza l’intervento dell’esercito.
Finora comunque ci pare di aver assistito a iniziative di buonsenso, anche se non è stato possibile evitare le decine di morti avvenute nelle dimostrazioni di piazza.