Chirurgia Plastica, Ricostruttiva ed Estetica – Di Nadia Clementi
Data l’importanza che assume in particolare a seguito d’intervento oncologico mammario , ne abbiamo parlato con il dott. Paolo Cristofolini
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Se in passato un tumore, un incidente, una cicatrice avrebbero irrimediabilmente deturpato l'aspetto fisico di una persona, oggi il ricorso alla chirurgia plastica ricostruttiva rappresenta non solo un aiuto psicologico ma assume un’importante azione anatomica funzionale.
Presso la Struttura di Chirurgia Plastica Ricostruttiva dell’ospedale S. Chiara di Trento si effettuano interventi di ricostruzione del distretto capo-collo (con tecniche microchirurgiche e non), della mammella (con impianti protesici, con lembi autologhi, con autolipotrapianto) e degli arti dopo traumi.
Si praticano inoltre interventi funzionali e correttivi per pazienti obesi già sottoposti a bypass intestinali o bendaggio gastrico (addominoplastiche, mastoplastiche, brachioplastiche, lift cosce), nonché nel campo della patologia degenerativa (piede diabetico, vasculopatico), cicatriziale (esiti traumi, ustioni) e per neoplasie dei tessuti molli (melanoma carcinomi, sarcomi).
Si vuole prestare una particolare attenzione al distretto mammario, dove gli interventi di chirurgia oncologica per tumore rappresentano sempre una mutilazione che si ripercuote inevitabilmente sulla psiche della donna.
(Vedi nostre precedenti interviste dedicate al cancro al seno: Link 1 – Link 2)
La ricostruzione della mammella si ottiene tramite una serie di interventi di chirurgia plastica che hanno l’obiettivo di ristabilirne la forma, l’apparenza e il volume, a seguito della chirurgia radicale (mastectomia) e conservativa (quadrantectomia).
Non tutte le pazienti sono adatte ad ogni tipologia di intervento. Il tipo di trattamento al quale la donna si sottoporrà va quindi stabilito con il chirurgo e dipende dai desideri personali, dall’anatomia e dai trattamenti precedenti.
Per divulgare la corretta conoscenza delle tecniche di chirurgia ricostruttiva oggi disponibili e per permettere ad ogni paziente di prendere una decisione consapevole, ci siamo rivolti al dott. Paolo Cristofolini, che è il Responsabile del reparto di Chirurgia Plastica Ricostruttiva presso l’ospedale S. Chiara di Trento.
Chi è il dott. Paolo Cristofolini Dott. Paolo Cristofolini, nato a Trento il 04.05.63, si è laureato in Medicina e Chirurgia presso l’Università di Bologna nel 1991, specializzato in Chirurgia Plastica e Ricostruttiva presso l’Università degli Studi di Padova nel 2001 e diplomato in Microchirurgia presso l’Università degli Studi Leonardo Da Vinci a Parigi nel 2005. È responsabile della «Struttura Semplice Dipartimentale di Chirurgia Plastica Ricostruttiva» presso l’Ospedale Santa Chiara di Trento, che dal 2006 è accreditata presso l’Università di Padova. È docente presso l’Università di Padova per il Master di II livello in Chirurgia Plastica Estetica. Il dott. Cristofolini è coautore di 5 capitoli di libri. Ha pubblicato oltre 30 lavori scientifici su riviste specializzate o atti di congressi internazionali e nazionali. Ha partecipato in qualità di relatore a più di 80 congressi nazionali ed internazionali. |
Dottore ci spiega se c’è differenza tra chirurgia ricostruttiva ed estetica?
«La Chirurgia Plastica Ricostruttiva si dedica al ripristino della morfologia, della funzione e della cosmesi dei diversi distretti del corpo umano senza molti limiti anatomici (si va dalla ricostruzione del cuoio capelluto fino a quella del piede, operando anche in tutto ciò che sta nel mezzo).
«La chirurgia plastica estetica invece modifica e/o corregge le forme rispettando le funzioni. Sono due discipline che condividono molte tecniche e che richiedono in misura diversa preparazione scientifica, psicologia ed anche sensibilità per l’armonia delle forme.
«Al giorno d’oggi c’è sempre meno differenza tra i due tipi di chirurgia e si utilizza il termine oncoplastica intendendo interventi per neoplasie (mammarie, ma non solo) in cui si sfrutta l’esperienza maturata in chirurgia estetica per mirare, oltre che all’asportazione adeguata del tumore, anche ad un buon risultato cosmetico.
«Tali tecniche non ostacolano il monitoraggio oncologico post-operatorio.»
I bambini possono venire sottoposti a operazioni plastiche oppure è più opportuno attendere che abbiano raggiunto la maturità? Se sì, in quali casi?
«I processi cicatriziali dei soggetti giovani sono meno favorevoli rispetto agli adulti pertanto, qualora differibile, l’intervento di plastica andrebbe eseguito a sviluppo corporeo avvenuto, anche se vi sono molte eccezioni.
«Un esempio è l’intervento di otoplastica per un bambino vittima di derisione da parte dei compagni per le orecchie a ventola.»
Parliamo delle procedure conseguenti all’asportazione della mammella a seguito di tumore. Qual è il contributo delle recenti tecniche di chirurgia plastica in ambito senologico? Quali sono le novità in chirurgia mammaria?
«In passato, per l’asportazione si era partiti con interventi molto demolitivi con sacrificio anche dei muscoli pettorali. Attualmente invece si svuota la mammella conservandone tutta la cute, se non alle volte anche areola e capezzolo. Questo ha radicalmente cambiato i risultati sia dal punto di vista estetico ma anche funzionale in termini di sensibilità.
«Più nello specifico della chirurgia ricostruttiva, le protesi impiantabili rimangono la tecnica più utilizzata. Grazie all'ingegneria tissutale sul mercato sono disponili materiali come membrane biologiche con cui avvolgere la protesi che permettono di ridurre la percentuale di complicanze ancora assai alta, o in alcuni casi di non toccare i muscoli per il posizionamento dell’impianto.
«Il gold standard rimane però la ricostruzione autologa eseguita con gli stessi tessuti della paziente: si tratta di interventi più impegnativi ma danno risultati più naturali, duraturi e che non necessitano di manutenzione, come avviene invece nel caso delle protesi.»
Schema di intervento di ricostruzione mammaria autologa eseguita con lembo addominale.
Quando è possibile e opportuno procedere alla ricostruzione dalla mammella?
«Al giorno d’oggi in quasi tutte le pazienti le mammelle vengono ricostruite contestualmente all’intervento di asportazione del tumore, evitando in questo modo il trauma della mutilazione.»
Foto cliniche relative intervento di cui sopra.
Quali sono gli obiettivi della ricostruzione mammaria?
«La ricostruzione della mammella è di fatto riconosciuta come parte integrante della cura al cancro.»
Le modalità d’intervento vengono decise con la paziente?
«Certamente, come anche in altri campi, questa chirurgia viene definita tailored, ossia cucita sulla paziente, a cui si deve offrire tutto il ventaglio delle possibilità ricostruttive. Nella scelta del programma da seguire, si tengono conto i desideri, nonché gli aspetti personali, socioculturali, psicologici e tecnici.»
Come viene eseguita la ricostruzione della mammella dopo la mastectomia? Con quale tipo di anestesia e quanto è la durata dell’intervento?
«Si procede ripristinando volume e forma, facendo particolare attenzione alla simmetria con l’altra mammella sana. Una mammella ben ricostruita ma molto diversa dall’altra equivale ad un risultato non soddisfacente per la paziente. In linea di massima la fase ricostruttiva è più lunga e delicata di quella demolitiva, ma raramente gli interventi durano più di quattro ore.»
Foto clinica di ricostruzione mammaria sinistra con protesi di forma e volume adeguato ma dal risultato non soddisfacente, se confrontato con l’altra mammella, in quanto manca la simmetria.
La ricostruzione della mammella avviene con protesi o senza protesi?
«Questa è la principale distinzione: ricostruzione con impianti protesici e ricostruzione con i tessuti propri della paziente (la cosiddetta ricostruzione autologa).»
Intraoperatoria di lipostruttura (ricostruzione dalla mammella con tessuto adiposo).
Che caratteristiche hanno le protesi?
«Al giorno d’oggi si dispone di un ampia gamma di protesi con svariate forme e volumi, che sono assai diverse da quelle prodotte fino a 15/20 anni fa.
«Tuttavia sono ancora molto frequenti i problemi collegati a questi impianti: eccessivo peso mal tollerato dalle pazienti per le mammelle medio-grandi, che viene associato alla sensazione di un corpo estraneo; scarsa compatibilità con il trattamento radioterapico; formazione di tessuto fibroso attorno alla protesi che la deforma, migrazioni o rotture della protesi stessa.»
Schema d’intervento di ricostruzione mammaria con protesi sottomuscolare.
Come vengono ricostruiti l'areola e il capezzolo?
«Vi sono alcune tecniche che vanno dal tatuaggio alla ricostruzione con lembi ed innesti. Tuttavia solo una piccola percentuale delle pazienti richiede questa ulteriore fase ricostruttiva.»
Qual è il risultato finale?
«I risultati sono quanto mai variabili, ma soprattutto è il tipo di aspettativa della singola paziente che determina la soddisfazione.»
Quali potrebbero essere le complicazioni in seguito all’intervento?
«Se parliamo di complicazioni precoci ci possono essere l’estrusione della protesi per ematoma, per infezione o per il danneggiamento dei tessuti dovuti alla radioterapia.
«A lungo termine invece il problema è che il risultato ottenuto tende a non mantenersi: solo una piccola parte delle pazienti è ancora soddisfatta a distanza di anni.»
Qual è il decorso post-operatorio e quali i successivi controlli?
«Per la maggior parte degli interventi la degenza e il decorso postoperatorio sono rapidi. L’attività fisica deve essere sospesa per circa un mese.»
Le donne che hanno subito questo tipo d’intervento riprendono una vita normale?
«È indubbio che il tumore segna nel profondo una donna, soprattutto psicologicamente, anche se non sempre in modo negativo.
«Ci sono molti casi infatti di pazienti che sono riuscite a reagire cambiando in positivo la loro vita e le posso dire che una ricostruzione che soddisfi la paziente certamente contribuisce a superare quel momento nella prospettiva di riprendere una vita normale.»
Nadia Clementi - [email protected]
Dott. Paolo Cristofolini - [email protected]